Improvvisamente vivo. Ma
stanco, invecchiato. Tirato. Col magazzino pieno di carabattole. Con
i fantasmi di Berlino intorno. Con una musica glaciale, eppure tanto
calda. Il calore del rimpianto, della rinuncia, dell'assenza. Il
calore della depressione. Quest'uomo è malato, si sa. Malato di
cuore, per dire di sentimento, prima di tutto, di affetto, di
emozioni. Eppure torna, il giorno del suo sessantaseiesimo
compleanno, torna per dire al mondo che è ancora vivo, al punto da
avere fatto un nuovo disco, che giunge tra poco, in una nuova
primavera. Un disco, se questo è il primo frammento, algido. Gelido.
Eppure con tanto calore sotto le schegge del ghiaccio. La musica di
un sopravvissuto, che per 10 anni non ha lasciato notizie di sé,
solo una scia di passi anonimi, infastiditi agli sguardi di chi lo
riconosceva, lo guardava con quel rispetto sgomento che si rivolge a
uno che si ha paura di rompere. Una carabattola umana, finita nel
magazzino dei ricordi perduti. Ma David Bowie torna, con una musica
al calor bianco, bianco come la neve. Con parole ripiegate, desolate
e vere. Con un video tremendo e intelligente. Con la faccia di uno
che ha capito, che si è lasciato tutto dietro sé e lo fa con
immensa dignità, la forza di chi non ha più niente da chiedere,
niente da spiegare. Niente per cui giustificarsi. Così succede
quando si è incontrata la morte, una volta di troppo, e il suo
ghigno non ti è piaciuto affatto. Così succede quando si è
superato il dolore, ma le cicatrici restano. Ti osservano. Non puoi
togliertele di dosso. Quest'uomo è malato, è depresso, ma la sua
depressione scintilla, t'investe con forza, diventa musica che sale
dagli abissi eppure ti scalda, ti avvolge, ti tiene compagnia. David
Bowie è depresso, distante, ma non è mai stato così vicino, così
partecipe come oggi, che compie 66 anni, che ritorna al mondo con una
faccia segnata, tirata, consunta, con la solita voglia di esserci, di
stupire, di farsi notare eppure con una sincerità inusitata, come se
tutta la vita bruciata fino a ieri fosse servita a dire una sola,
unica cosa: il dolore c'è, io lo conosco, lo porto addosso, dentro,
io sono malato, ma ti consegno il mio dolore. Perchè tutto è
dolore, anche questa musica nuova, che parla di spettri berlinesi e del bisogno di ritrovarci, più forte di ogni latitanza.
Anche questa faccia sconfitta, che non è mai stata più vera, mai
così simile alla tua.
molto malinconica,molto bella
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