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Visualizzazione dei post da febbraio, 2015

SABBIE MOBILI

Quando ero bambino non ci credevo, non sono nato con quell'istinto io e non mi ci hanno allevato due genitori sospettosi, sì, come di regola nella piccola borghesia contadina, ma poi disposti a fidarsi di tutto e di tutti in modo anche scriteriato. Di quelli che chiedono all'oste se il vino e buono e dopo lo bevono, rassicurati. Sono dovuto campare una vita, malamente, per capirle, le sabbie mobili. Sono quelle che non ti mollano mai, ti tirano giù, se possono ti rovinano e quando pensi di esserti salvato, di esserne uscito fuori, di averle lasciate alle spalle, tornano. Prima o dopo tornano. Sempre più vischiose, con la finta umiltà che non perde mai la volgarità dell'essere: tu lo senti, lo capisci che sono lì pronte a inghiottirti ancora. Le ho viste ungere mio padre, e ancora non ho imparato. Le ho viste negli occhi, e non ho capito. Sono dovuto passarci a mia volta, sperimentando la stessa apnea angosciata. Sono dovuto arrivare al limite della rabbia, violentando

IL FARO 07/15

Che facciamo, aspettiamo, sempre, tutti? Il Faro non aspetta e torna, sempre, su ogni attualità. Il Faro, tutto dentro. In spedizione agli abbonati ogni sabato via email. Il Faro, l'elettrorivista di MDP

IN VIAGGIO

Quelle giornate che sembrano interminabili viaggi in autostrada, conficcati nella carne d'inverno. Grigio, grigio e ancora grigio, spruzzate di pioggia sui vetri, il calore dell'auto, il jazz che dagli altoparlanti si diffonde, ti raggiunge l'anima. E guardare fuori ogni tanto, e capire che l'aria anche se non la vedi è gonfia di primavera, aspetta solo di esplodere nei suoi colori, nei suoi profumi. E sentirti più vecchio e più giovane mentre vai nella sensazione di star fermo, mentre a due centrimetri il freddo bussa con le sue gocce, con le sue foschie. Tutto è torpore, anche la luce fuori, ma tu lo centellini come qualcosa che finisce. Qualcosa di cui già domani avrai rimpianto, questo freddo pieno di calore, questo star con te stesso nella mestizia di un'attesa, questo aspettare sera che indugia più di ieri, questo inverno che tanto per cambiare hai subito, che non ti sei goduto, un altro segmento inutile di vita, un altro pezzo di strada che non torna più

Silvio Berlusconi, 40 anni di conflitto d'interessi - EMITTENTI

Silvio Berlusconi, 40 anni di conflitto d'interessi - EMITTENTI

TABU'

Confessare un momento di ripulsa, scrivere che non ce la fai più, e ricevere commenti allarmati: non farlo. Ecco lo spunto per riflettere su una pratica che resta un tabù, il suicidio. Umanamente lo comprendo come lo comprende uno che da tutta la vita si dibatte nella depressione e le sue sirene. Eticamente non riesco a non considerarlo con qualche sospetto, perfino fastidio. Non per l'atto in sé e nemmeno per implicazioni religiose, che non sento appartenermi. Semplicemente, mi pare di vedere affiorare ogni volta lo spettro di un narcisismo definitivo, estremo: sono pochi, mi pare, i casi di fine vita autoindotta per squisita (si fa per dire) disperazione, il più delle volte s'intuisce in controluce la tensione di un messaggio al mondo, una lezione, un lascito moralistico. Almeno nei suicidi di grido, quelli di gente famosa, artisti, intellettuali, che forse ammantano di ragioni rarefatte pulsioni molto più terra terra; è come se questi personaggi, dopo una vita nell'

IL MIO MALE

Periodo nero, nero, nerissimo, più dei soldi di Gino Paoli. Sarà l'inverno che non passa, sarà che a non passare sono sempre i guai, le spese, i buchi neri del destino, le maledizioni familiari. E così devi aggrapparti a pareti che non ci sono per uscirne fuori. Per esempio, non è la prima volta ma è ancora una sorpresa: ho trovato due lettori che stanno avvicinandosi (non dirò di più) ed io sono tra i loro massimi comuni denominatori: parlano anche di me, “mi discutono”, c'è chi mi vide su un palco anni fa e dopo mi ha “segnalato” a un'amica. Giorni fa, ho cantato la scomparsa di un signore che ricordavo, ed è stato l'innesco per recuperare un contatto di una vita: con chi lo piange, siamo letteralmente cresciuti e adesso riceverne le lacrime, cent'anni e una vita dopo, è un curioso senso di amore. Ho anche ritrovato altre piccole amiche, custode di ricordi sepolti. E se ammetto che non ce la faccio più, arriva il sostegno di chi mi segue, mi aspetta, si fida

NEL CORTILE

Forse non potranno questi versi Abbracciare il tempo che contiene Tracce di memoria che hanno fame D'una storia. C'è un bagliore, piega  L'ondulata curva dei misteri Stretta dentro, turba la mia vita Al mio sguardo regala una ruga La fuga è finita, eccoti qui Dopo il vento, la bambina d'oro Che baciavo solo col pensiero Sento il nostro coro a primavera Che sbocciava amore e non fioriva Nel cortile, le nostre parole Per dipingere il futuro di sole Sai che mi sentivo re del mare E del cielo e il vento con te accanto Bimba mia tremenda più del mondo D'ogni senso, più dello spavento Che provo se ascolto e mi prometti “Da qui non mi muovo, ci scommetti? E saremo sempre noi: perfetti” Ma la vita è un uovo che si spacca E ne scappa un fato non deciso Un vestito che ti resta appeso E presto sarà inutile scusa Nel cortile io sono tornato A cercarci, ma ho trovato il vuoto Di silenzio, trapassato vetro  Di nascosta danza dietro al viale Come a

ANDREA FRANCHI - TANZ!

Fa un certo effetto a un cinquantenne ascoltare (e poi scrivere di) Tanz!, il nuovo disco di Andrea Franchi. Perché gli riporta aromi, sapori sintetici di stagioni mai amate, e per di più da un artista che, all'epoca, era ancora un bambino. Ma tant'è: al Franchi il formato canzone da sempre va stretto e in questo disco, che abbiamo avuto il privilegio di vedere nascere nelle sue centinaia di intuizioni, di stralci, di provini qui condensati in 10 episodi per poco più di mezzora di nastro (si sarebbe detto “allora”), lui si è lasciato andare ad ogni passione. Disco di suono più che di canzoni, che non mancano ma sono immerse in momenti sperimentali, fughe soniche, paesaggi di elettronica espressionista. A questo punto, chi legge cerca istintivamente i riferimenti, i nomi da paragone o da giustapposizione: ma Andrea Franchi specifica che tutto è farina del suo sacco, delle fonti, delle ispirazioni se n'è bellamente fregato. Aggiunge poi che “una batteria programmata non

LO STUPRO

Non lo dicono, ma lo sappiamo, lo sentiamo tutti di essere alla mercé di qualsiasi cosa, di qualunque malintenzionato. Sono arrivati gli hooligans olandesi, ai quali quasi quasi chiedevamo scusa, una faccenda che avrebbe richiesto un rotolare di teste che manco l'Isis: ministro dell'Interno, sindaco, questore, prefetto, eccetera. La sola frase del questore di Roma, “Meglio rovinare una fontana che un morto”, non sarebbe mai stata accettata in nessun altro paese al mondo. Invece n on paga nessuno, la politica blinda l'irresponsabilità, ma a questo punto tutto è chiaro: chiunque cali, fa quello che vuole. Si può penetrare nei centri storici più importanti del mondo e saccheggiarli e devastarli, ci si può addentrare in qualsiasi unità metropolitana e credersi un guerrigliero. Provate da soli, avventuratevi nelle stazioni ferroviarie di Roma o di Firenze: verrete aggrediti da bande di rom e di altre etnie, inclusi, volendo, gli italiani, nella totale inattività delle forze

I BEATI PAOLI

Perché alla notizia della sua presunta evasione fiscale Gino Paoli è stato sommerso di ironie sul web? Perché siamo tutti rosiconi, d'accordo, perché lui è un vecchio compagno moralista, d'accordo, ma anche per la più semplice, immediata ragione della spocchia. Quando sei percettivamente arrogante, quando hai quella faccia un po' così, con quei baffetti un po' così, quella risata un po' così, insomma quando sembri fatto per stare sui coglioni, è naturale che la gente “si vendichi”. Qui c'è uno che la mena contro il capitalismo, ma gli hanno appena hanno rivoltato le numerose case e ville sulla base di riscontri emersi da telefonate col suo commercialista, già arrestato, che gli avrebbe dirottato un paio di milioncini (provento "nero" delle rosse Feste de l'Unità, che ironia) in Svizzera: reato insopportabile per uno spocchioso ottantenne moralista “dalla parte giusta”. Così che non ho scelta nel riproporre un pezzullo che su Facebook ebbe un d

PER LEI SORGEVA IL SOLE (IL TEMPO NON ASPETTA NESSUNO)

(nota: prima di leggere, fare partire il video in fondo al pezzo) Un mondo a forma di giardino, un giardino che era tutto il mondo. Un quadrato di cemento dove crescevamo, protetti nel nostro piccolo mondo fuori dal mondo. Era stata buona l'intuizione del padre del mio amico Lucio, un geometra alto e grifagno che i figli chiamavano “il falco”, tre palazzi, tre “lotti” collegati da un vialetto che separava collinette erbose piene di lampade, vegetazione e gatti e al centro quel fazzoletto definito dalle siepi e da un muro che in estate diventava una poesia di Montale, dove le madri potevano controllare, dove imparavamo l'amicizia e l'infatuazione, dove a sera il portinaio Alfredo veniva a battere le mani: a casa, a casa, ci vediamo domani. Il Lucio faceva disperare l'Alfredo, gli scaricava sul bancone certi mazzi di chiavi da sei chili ed era, diciamolo pure, strafottente. Aveva un fratello più grande, il Giulio, coi capelli sul collo, che non si vedeva mai, anc

IL FARO 06/2015

Uno dei numeri più belli, per contenuti, immagini, impaginazione. Il Faro ci prova, a brillare sempre un po' di più. Tanta attualità, cronaca, critica, libri da leggere, realtà da verificare in controluce. Il Faro, tutto dentro. Solo per gli abbonati, ogni sabato via email. Il Faro, l'elettrorivista di MDP. 

Michele Torpedine, chi è il produttore dietro al trio Il Volo - MUSICA

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Sanremo 2015, le pagelle della finale - SANREMEIDE

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Sanremo 2015, le pagelle della quarta serata - SANREMEIDE

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Sanremo 2015, le pagelle della terza serata - SANREMEIDE

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IL FARO 05/2015

E a chi se non al santo presidente potevamo dedicare il nuovo Faro? Con l'attualità, la polemica, la cronaca, i dischi (The Amazing e WIllis Earl Beal), le ingiustizie, le follie... Il Faro, tutto dentro. Ogni sabato in pdf spedito agli abbonati via email.

Sanremo, le pagelle della seconda serata - SANREMEIDE

Sanremo, le pagelle della seconda serata - SANREMEIDE

Sanremo 2015, pagelle della prima serata

Sanremo 2015, pagelle della prima serata

DA UN CERTO TRAUMA IN POI

A casa di mia madre, sommerso dal silenzio di un abat-jour leggendo un libro. Il silenzio è scandito dal gatto contro di me, immobile di sonno, adagiato nelle mie carezze di metronomo. Silenzio di un motorino che passa, lo strazia, lo medica andandosene, più compatto di prima. Silenzio del pupazzo dentro la sedia a dondolo. Tutto è quiete, torpida onda d'adolescenza ma di colpo mi colgo in un altro silenzio, c'è mio padre, vivo e malato, che aspetta il suo turno nel reparto di chemio, ci sono altri vivi come lui, insieme a lui, ci sono io che m'annoio in un altro silenzio, battuto da un vecchio televisore senz'audio. È mattina, livida d'inverno. Tocca a lui. Dopo breve eternità riemerge, sorride. Si torna. Mio padre è ancora vivo non più di quanto sia morto, come il gatto di Schrödinger. Io, forse, quanto loro: attratto dalla fine più che l'inizio ormai. Capisco che, da un certo trauma in poi, la vita è solo una scommessa quantistica, irreale realtà che dà

GETTANDOSI VIA

Ecco, ho appena finito e non so se sono più sporco o più esausto. Ma oggi finalmente c'era il sole e non potevo più scampare uno sforzo a lungo disatteso, perché in sospetto di pena. L'ho fatto e non è stato per niente straziante, anzi è già sollievo. Pile, cartoni di libri invecchiati, dirottati in garage, i primi, quelli che sanguinosamente stampavo, mi portavo appresso alle prime scorribande: qui ho imparato quel mestiere nel mestiere che è trasformare un'arida presentazione in uno spettacolo, tanti incontri e quei primi semi di me a germogliare, mi auguro, dentro ignote stagioni. Ce n'era da sprofondare nella melanconia, nel blocco da spazzatura di sé, presa d'atto di successi mancati, speranze appassite. Ma erano coperti di polvere quei volumi, di pioggia morta in fango, non aveva più senso. Quei libri li ho scritti, li ho dentro, nella memoria del cuore e in quella digitale. A che serviva indugiarsi ancora? E così mi sono gettato via, preparandomi quasi a

IL FARO 4/2015

... la situazione è seria. Anzi, non seria ma grave. Che succederà? Scopritelo nel Faro. Anche nella musica, nei comportamenti collettivi,  nelle miserie televisive. Il Faro, tutto dentro. Intanto, tra poco agli abbonati e solo per loro il numero della prossima settimana...

Il poeta Bob Dylan riadatta The Voice Frank Sinatra

Il poeta Bob Dylan riadatta The Voice Frank Sinatra

IL TATUAGGIO

Gennaio è finito, resta l'ultimo tratto, il più duro, ma l'ultimo, ma tra un mese sarà marzo, le gemme, poi il 21, poi l'ora lunga, poi Pasqua e tutto sarà alle spalle. L'inverno è uno stato d'animo. E questo segmento sarà tempo bergsoniano, estenuante nella sua brevità apparente. Riordo un mezzo febbraio di due o tre anni fa, partivo per un reading in una libreria di Roma, ti ricordi Alessandra, e sulla corriera alle sette di mattina vidi una delle albe più belle di tutta la mia vita. Il sole usciva dal mare già ribelle all'aria pallida, tanto brillava. Fuori dal finestrino il presepe era ancora imbacuccato, ma proprio in quel momento, in quella cartolina d'inverno, io sentii che ne ero fuori, come un passero che resiste al gelo. Non importa, poi se pioverà, se le gemme si faranno attendere, l'inverno è uno stato d'animo ed è meglio un marzo ingrato di un febbraio clemente, così come un si diesis non è un do. Oggi comincia l'ultima tappa, p